Lotta per l’Abitare

552925_247239215372801_100002601729516_482303_1875106359_nAbitare, per noi, significa vivere un territorio, non subirlo. La geografia delle metropoli, oggi, disegna uno sconfinato campo di alienazioni e solitudini, nel quale ognuno e ognuna attraversa quartieri e nuovi agglomerati urbani secondo le sole leggi della produzione e riproduzione capitalistica: periferie di centri commerciali e zone dormitorio, speculazioni selvagge che ad ogni angolo nominano il profitto di pochi accumulato sulle spalle di molti, luoghi segnati dall’imperativo del consumare.

Il Laboratorio Abitare nasce dall’esigenza di aprire un fronte di conflittualità rispetto all’emergenza abitativa dei soggetti che vivono i quartieri intorno all’università di Roma Tre,  che la presenza dell’ateneo ha in buona parte devastato, sul piano sociale e su quello edilizio.
È dentro una composizione sociale specifica, quella dello studente – inteso non solo come utente passivizzato dell’università smantellata e dei saperi impoveriti – ma come figura a metà tra un mondo del lavoro precarizzato e una sfera sociale fatta di sottrazione continua di welfare, diritti reali, libertà, che il laboratorio vuole muovere i suoi primi passi.
Prendere casa, per noi, non può essere reato, poiché rappresenta la riappropriazione di un bisogno fondamentale. Bisogno che oggi è oggetto di rapina da parte dei vari palazzinari che decidono delle politiche abitative insieme a giunte conniventi e ugualmente interessate a fare di Roma una distesa di cemento, in cui chiunque resti atomizzato e non abbia relazioni se non quella col proprio televisore.
Prendere casa non significa dunque rinchiudersi tra quattro mura, bensì rilanciare a partire dall’abitare, l’alternativa possibile alla forma di vita imposta, la cooperazione sociale liberata dal comando e dal lavoro, e farlo a partire da quel microcosmo di sfruttamento e di conflittualità che sono oggi i territori.
L’università, in questo senso, smette di essere l’edificio chiuso dove si esercita verticalmente la trasmissione dei saperi e diventa condivisione diffusa degli stessi, sul modello della Rimaia  spagnola e dell’esperimento L.u.i.s.a. Un’università dal basso, dentro e dei quartieri, che attraverso lo strumento della lotta per la casa ponga la questione di come possa essere liberata quella ricchezza di modi d’essere, di sviluppare pensiero e costruire democrazia diretta che già in molte esperienze di lotta si esprime.

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