I diritti si conquistano a spinta: report incontro Abitare nella crisi 1-2 marzo Napoli

napoli-1L’1 e 2 marzo si è tenuta a Napoli la due giorni nazionale di “abitare nella crisi”. Il tema centrale era la trasformazione degli sportelli per l’abitare che dall’autorganizzazione per riappropriarsi del diritto alla casa sempre più tendono ad allargare la propria sfera d’intervento e a configurarsi come sportelli metropolitani di lotta all’austerity e di riappropriazione di reddito dal basso.
La due giorni però, con la partecipazione di decine di attivisti da molte città italiane, da Palermo a Torino, è diventata anche occasione per un confronto più largo sulle prossime fasi di mobilitazione comune.

Significativa la partecipazione dal sud e dalle aree non metropolitane, oltre le presenze consolidate dalle città dove storicamente il movimento per la casa ha una presenza assai significativa. Questo ad indicare probabilmente l’estendersi di una disponibilità sociale ad autorganizzarsi su questi terreni individuati come arma efficace di resistenza alla crisi.
Il sabato si sono tenuti due workshop. Quello specifico sugli sportelli ha visto inizialmente una fase narrativa, di scambio e di confronto su pratiche ed esperienze, sulle dinamiche di soggettivazione e ricomposizione che (ancor più nelle piccole città) si danno a partire dall’integrare la lotta per la casa e il blocco degli sfratti con quelle contro il carovita, l’indebitamento, i distacchi delle utenze, le tasse più oppressive o odiose (come la vicenda Tares a Giugliano). Spunti sul terreno del mutualismo dal basso con la mappatura, l’occupazione e l’autogestione di strutture e risorse urbanistiche da sottrarre alla rendita, al profitto e alle privatizzazioni (mense, spazi sociali ecc).

I principali percorsi comuni prospettati nella discussione sono stati perciò le campagne di autoriduzione verso le grandi catene di distribuzione, le iniziative contro l’indebitamento sociale e gli strumenti istituzionali di vessazione come Equitalia,  la resistenza ai distacchi delle utenze e una campagna per ridurre le bollette dei ceti colpiti dalla crisi, passando da un pagamento a consumo al pagamento secondo reddito. Si è convenuto sulla settimana dal 24 al 30 marzo, in costruzione della manifestazione nazionale del 12 aprile, come periodo condiviso e co-promosso per iniziative di riappropriazione sul tema del reddito. Un appuntamento da interpretare in forma flessibile con le diverse esperienze che esistono nei territori (per stare sempre dentro dinamiche socialmente rappresentative) e poi immaginare nel medio periodo momenti di iniziativa anche più omogenei e coordinati.

Il secondo workshop affrontava gli effetti della spending review e delle politiche di austerity, con l’uso politico della crisi del debito anche a livello degli enti locali e le sue conseguenze verso le lotte per il reddito e per l’abitare. Tagli, privatizzazioni e svendita del patrimonio pubblico fra gli effetti più evidenti di un processo che con i recenti decreti “anti-dissesto” cerca ancor più di commissariare gli spazi di decisione politica vincolandoli all’estrazione di profitto e al controllo di organi fintamente “tecnici”. Fondamentale, secondo la discussione, individuare gli attori istituzionali che traducono sul piano territoriale le politiche di austerity, per conto di quali interessi e con quali progetti di ristrutturazione. Una cartografia molto larga che va dalle regioni e gli altri enti locali ai soggetti erogatori di servizi fondamentali (acqua, luce, rifiuti) è che è necessaria per impattare i loro dispositivi con mobilitazioni efficaci. Questo spazio di discussione ha anche approfondito l’accelerazione repressiva che dopo i No Tav ha colpito gli attivisti del movimento per la casa a Roma e il movimento dei precari Bros a Napoli, convenendo sul fatto che si cercava di colpire movimenti capaci di canalizzare la rabbia sociale verso rivendicazioni concrete. Con la magistratura che si presta a fare il lavoro sporco di una casta politica in difficoltà.
Infine si è valorizzata la presenza migrante all’interno dei movimenti per l’abitare: la manifestazione meticcia del 19 ottobre ha mostrato definitivamente al paese un corpo sociale che non intende limitarsi alle sole rivendicazioni amministrative sul diritto di soggiorno e di residenza.

La plenaria di domenica è ripartita da una sintesi dei workshop e dall’intervento dei precari Bros investiti da un teorema accusatorio che racconta la lotta di massa per il lavoro/reddito come una pratica estorsiva (proprio ieri il tribunale del riesame ha smontato l’accusa di associazione a delinquere, conservando però pesanti misure cautelari come l’obbligo di dimora).
Dopo un dibattito che fondamentalmente riprendeva i temi del giorno precedente, confermando in particolare l’appello alla settimana di iniziativa comune su reddito, riappropriazione, lotta sul costo delle utenze e sull’indebitamento sociale per il 24/30 marzo, si è aperto il confronto sugli altri appuntamenti di mobilitazione nazionale.
A partire dalla due giorni del 14-15 marzo per la libertà di movimento e contro la repressione, con momenti diffusi di confronto pubblico il 14 e corteo con partecipazioni nazionali a Roma sabato 15 marzo.

L’appuntamento fondamentale di questa fase è la manifestazione nazionale del 12 aprile,che vedrà tutti mobilitati sulla lotta all’Europa dell’Austerity per uno spazio transnazionale dei movimenti e dei conflitti, continuando quel percorso che il 19 ottobre ha visto tante decine di migliaia di donne e di uomini in piazza per rivendicare una sola grande opera: casa e reddito per tutti!

Una manifestazione che sarà anche il primo momento di mobilitazione comune contro il nuovo governo Renzi e i suoi progetti di ulteriore flessibilizzazione del mondo del lavoro sotto la copertina corta e la retorica della flex-security. In tal senso la convinzione comune è che la rivendicazione di reddito e la lotta alla precarizzazione del lavoro siano due terreni assolutamente interconnessi, così come in potenza lo sono le lotte che queste contraddizioni esprimono.

Infine sul primo maggio la proposta è quella di mobilitazioni articolate a livello territoriale intorno al tema della precarietà e contro il Jobs Act, dalla piazza romana che vuole a contestare il rito del concertone di San Giovanni alla May Day di Milano, individuando percorsi e pratiche che sottraggano questa giornata alla ritualità sempre più svuotata dei sindacati concertativi di cui è importante evidenziare contraddizioni e crisi di rappresentatività sociale.

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Quando l’ingiustizia si fa legge ribellarsi è necessario. 14 – 15 Marzo Roma

14-15MGli ultimi provvedimenti giudiziari con le misure cautelari di Napoli e Roma che hanno colpito il movimento dei disoccupati e quello per il diritto all’abitare, ci restituiscono, nello spaccato sociale rappresentato dalle persone colpite, un profilo del conflitto decisamente nuovo. Non sono solo gli attivisti i soggetti coinvolti ma un numero ingente di uomini e donne impegnati/e in una lotta fortemente connotata nella difesa di diritti primari come la casa e il reddito. Così la scena del crimine si arricchisce di nuove figure che diventano protagoniste del copione repressivo al pari di chi è alle prese con i processi legati alla mobilitazione Notav, alla manifestazione del 15 ottobre o alle giornate di Genova 2001.

Le pratiche di conflitto e l’irriducibilità ad una legalità imposta dentro un modello di sviluppo in crisi, sembrano i due nodi sul quale oggi si costruiscono trincee opposte. Da una parte una società sofferente per un disagio evidente e dall’altra un sodalizio di potere che intende uscire da questa fase storica senza perdere profitti e rendite di posizione. In questo contesto sembrano saltate le mediazioni sociali possibili e legittime rivendicazioni affermate con “eccessiva” forza vengono colpite duramente con lo strumento della privazione della libertà, monito e azione preventiva nello stesso tempo.

Lo strumento della detenzione e le misure coercitive in genere, diventano la risposta istituzionale verso settori sociali sempre più larghi, con un’attenzione particolare sulla disponibilità a rispettare le regole: laddove non si percepisce ravvedimento la sanzione assume forme maggiormente dure. Questo avviene con l’uso di una legislazione che punta più alla repressione che alla definizione di strumenti sociali adeguati. Le prigioni sono piene di giovani fermati per qualche grammo d’erba, di migranti, di chi sbarca la crisi fuori dalla legalità e a questi si vanno aggiungendo anche coloro che provano ad emancipare la loro condizione attraverso le lotte, come chi occupa una casa o difende il proprio territorio dal saccheggio della rendita. Uno spaccato al quale affiancare tutti coloro che sono colpiti a vario titolo da misure quali daspo, fogli di via, articolo 1. Un’affollata compagnia giudicata indisponibile e socialmente pericolosa.

Un’altra caratteristica distintiva degli attuali percorsi giudiziari che colpiscono l’attivismo sociale è data dalla costituzione di gruppi di lavoro (pool) della Procura connotati in chiave anti-terroristica e anti-eversiva. Le lotte vengono indagate come ipotesi criminali e non come fenomeni sociali, quindi classificate, laddove più forti, come violente e delinquenziali. Con l’aggravante di associare insieme più soggetti potenzialmente pericolosi e in grado di “ricattare” amministrazioni e istituzioni. Una lettura utile per decidere poi le restrizioni necessarie ad impedire libertà di movimento e forme costituenti di contropotere sociale.

Tutto questo interroga non solo i movimenti sociali, il sindacalismo conflittuale, alle prese con il tema della democrazia e della rappresentanza che non sembra poi così distante dalle questioni sollevate sopra, e le forze politiche sensibili, ma investe anche il corpo giudiziario, avvocati e giudici compresi. Il tema della legalità e della legittimità delle pratiche di lotta, dei comportamenti individuali o collettivi di resistenza nella crisi, del diritto alla rabbia e alla rivolta, è centrale in questo momento storico. Così come si modificano i dispositivi del controllo e le azioni coercitive, anche gli strumenti da giustapporre devono avere maggior forza e consapevolezza dell’attacco subito.

Il diritto alla morosità e all’insolvenza, di resistenza ad uno sfratto, di un’occupazione per necessità, di bloccare una strada, invadere un municipio, sabotare un’opera invasiva e distruttiva per il territorio, coltivare una pianta di marijuana, fotocopiare libri, fare spesa sociale in un supermercato, interrompere i flussi delle merci per rivendicare diritti, scioperare fuori dalle regole concordate da sindacati complici, usare gratuitamente i mezzi pubblici, rifiutare forme di controllo come la tessera del tifoso. Tutte pratiche abbondantemente in uso e ampiamente contrastate nella quotidianità individuale e collettiva. Il contrasto che viene prodotto assume connotati repressivi comuni e tende ad impedire una possibile omogeneizzazione dentro ipotesi sociali plurali. La percezione di un diffuso rifiuto ad accettare di pagare i costi della crisi, porta all’adozione delle contromisure necessarie e le pratiche più o meno consapevoli di resistenza e riappropriazione devono essere fermate con ogni mezzo. Da qui le pesanti condanne, le rigide misure, le vessazioni e i provvedimenti cautelari preventivi.

La sorveglianza nei confronti dei comportamenti dettati dall’esclusione sociale sia organizzati che individuali sta poi assumendo aspetti di disgregazione e isteria della sicurezza, utili ad alimentare spinte alla delazione, dal numero di targa a chi parcheggia sulle strisce alla denuncia di comportamenti anomali del vicino di casa. Una società dove chi sta bene denuncia chi sta male.

Nuove pratiche di cittadinanza e di “potere” altro si affacciano dentro la crisi e disegnano città e territori in rotta di collisione con l’attuale modello di sviluppo. L’impianto giuridico che fa i conti con queste pratiche e questi comportamenti va messo in discussione sia sul piano della mobilitazione di massa sia su quello strettamente legale. Intendiamo approfondire questo in un incontro/dibattito venerdì 14 marzo a Roma e scendere nuovamente per le strade sabato 15 marzo.

 Venerdì 14 Marzo: Dibattito Nazionale

Illegalità vs Legittimità
Pratiche di conflitto dentro un modello di sviluppo in crisi

Sabato 15 Marzo: Corteo Nazionale ore 15 Metro Piramide

Quando l’ingiustizia si fa legge
Ribellarsi è necessario!

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13 febbraio: l’assedio continua I movimenti sociali rispondono in piazza agli arresti avvenuti a Roma e a Napoli questa mattina.

Questa mattina, a Roma, alle prime luci dell’alba decine di agenti si sono presentati sotto diverse occupazioni abitative per prelevare 17 attivisti a cui hanno notificato 7 arresti domiciliari e 10 obblighi di firma per aver partecipato alle giornate di lotta contro l’austerity e la precarietà dell’autunno scorso. In particolare ai 17 attivisti viene contestata la partecipazione alla manifestazione del 31 ottobre, con capi di imputazione che vanno dall’adunata sediziosa alla resistenza pluriaggravata e perfino alla rapina. Si è trattato di un momento di grande partecipazione popolare che, in continuità con l’assedio di Porta Pia del 19 ottobre, voleva raggiungere la Conferenza Stato-Regioni che discuteva di politiche abitative. In particolare lo stesso ministro Lupi aveva rimandato al 31 ottobre la decisione sul blocco generalizzato degli sfratti e sulle necessità di politiche abitative pubbliche poste dai movimenti nell’incontro avvenuto al ministero delle Infrastrutture, riassumibili nello slogan “una sola grande opera: casa e reddito per tutti/e”. L’assedio del 31 ottobre sotto a Palazzo Chigi ha ottenuto l’autorizzazione a spostarsi sotto la sede della Conferenza ma è poi stato arbitrariamente fermato e caricato a via del Tritone. Quei momenti di tensione, che hanno visto i manifestanti tutti a volto scoperto rivendicare i propri diritti,  sono stati tradotti in un impianto accusatorio tutto politico finalizzato a criminalizzare anche preventivamente le prossime iniziative di lotta, a partire dal corteo di sabato prossimo contro il CIE di Ponte Galeria.

È chiaro che l’assenza di risposte sul piano politico e istituzionale relega le lotte ad una questione di ordine pubblico : dalle manganellate ai facchini della logistica agli arresti di oggi dei disoccupati di Napoli.

Rilanciamo da oggi l’assedio in tutte le città verso una primavera di conflitto lanciata il 9 febbraio all’assemblea nazionale. Chiediamo l’immediata liberazione di tutti e tutte, facendo sentire la nostra rabbia sotto le prefetture e le piazze di tutte le città di Italia.

La Roma delle lotte sociali chiama tutta la città ad esprimere la solidarietà e il dissenso

APPUNTAMENTO questo pomeriggio alle 15 e 30 ad una conferenza stampa e a Porta Pia e preparandosi a muoversi in corteo verso via del Tritone dove, il 31 ottobre, la polizia tentò di sbarrare la strada al movimento.

DALLA VALLE ALLA MET

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ROPOLI LE LOTTE NON SI ARRESTANO!

TUTTE LIBERI TUTTI LIBERI #LIBERTA’ DI MOVIMENTO

#31O C’ERAVAMO TUTT*

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ASSEMBLEA CITTADINA DELLE LOTTE PER IL DIRITTO ALL’ABITARE “I DIRITTI SI CONQUISTANO A SPINTA”

spinta In quest’ultimo anno a Roma la lotta per il diritto all’abitare ha costruito molto, con iniziative simboliche ma soprattutto con iniziative di riappropriazione reali che hanno appagato il bisogno della casa per centinaia di famiglie. Dal 6 Dicembre 2012 ad oggi, abbiamo dato vita a più di 30 occupazioni abitative dichiarando guerra a chi mette in forse le nostre vite; dichiarando guerra a tutte le amministrazioni che preferiscono accontentare i palazzinari piuttosto che risolvere un’emergenza abitativa dilagante. I famosi tsunami tour che sono stati prodotti nei mesi a seguire hanno spiazzato la città perchè contemporaneamente decine e decine di palazzi sono stati aperti per liberare il tempo e lo spazio delle persone, per riappropriarsi, in maniera indiretta, di quel reddito assente dalle nostre tasche, in un sistema dove a controllarci è la moneta . Abbiamo riconquistato una vita migliore, a partire non solo dal fatto che fosse possibile da quel momento non pagare più un affitto, ma occupare le case significa darci la possibilità di avere più spazio da condividere insieme ai nostri familiari e amici e più tempo da sottrarre ai doppi e tripli lavori che siamo costretti a fare per sopravvivere. Abbiamo scelto lo slogan tsunami tour perchè ironicamente volevamo sottolineare che da sempre chi si riappropria delle case in questa città è contro la casta, contro la classe dirigente di questo paese, però preferisce costruire un rifiuto dal basso, costringendo chi dovrebbe a prendersi le proprie responsabilità nei confronti del territorio e nei confronti dell’intero paese. Pensiamo che produrre opposizione significhi produrre conflitto: manifestare incompatibilità e riappropriarsi di ciò che ci spetta. I movimenti per il diritto all’abitare, infatti, ad oggi sono molto di più e acquisiscono forza, insieme ad alte componenti, nel dire chiaramente che sono movimenti contro l’austerity, contro la crisi. Le iniziative romane hanno fatto molto altro, hanno dato tanta forza alle altre città che hanno moltiplicato le occupazioni di case la dove un movimento di lotta per la casa già esisteva, o hanno fatto nascere nuovi movimenti territoriali per il diritto all’abitare e contro la precarietà. Insieme infatti, con la grande sollevazione del 19 ottobre, non siamo riusciti solo a porre la questione a livello locale ma abbiamo interrogato il Ministro Lupi dicendogli che le risorse per l’edilizia popolare, per il risanamento degli edifici scolastici e degli alloggi universitari esistono ma sono nel posto sbagliato, destinati alla costruzione del tav di cui nessuno, valligiani e non, ne vuole la realizzazione. In quella piazza non abbiamo portato solo, e scusateci se è poco, la forza delle lotte sociali con tutte le anime che la compongono abbiamo portato in piazza l’emergenza casa, il no al tav, il no al muos, gli studenti, i precari e abbiamo messo in contraddizione quella classe dirigente che basa il suo potere sulla distribuzione diseguale della ricchezza. Ne usciamo infatti convinti che non esistono trattative possibili su messaggi così netti, che la loro inadeguatezza non è curabile sostituendoci a loro ma che invece continueremo per la strada del conflitto a non rassegnarci alla miseria e alla morte che ci stanno preparando. Vediamo in questi giorni finalmente arrivare una delibera regionale con un piano di emergenza straordinario che abbiamo strappato lottando in questi mesi, ma si parla pur sempre di briciole, si parla veramente di un granello di sabbia nel deserto che non è in grado neanche di mettere una pezza su quella che è la disastrosa emergenza abitativa a Roma. Se qualcuno ha pensato che saremmo “stati buoni” grazie a questa delibera lo avvisiamo fin da subito che ne diamo una lettura ben diversa, se non opposta, e cioè che probabilmente siamo solo all’inizio e che dobbiamo continuare su questo livello e per un allargamento della lotta. Dirsi un movimento contro la crisi e contro l’austerity vuol dire proprio questo, essere all’altezza di una fase che ci rendiamo conto quanto sia complicata e difficile da capire, nella frammentazione più totale e con un malcontento diffuso, in cui dare la risposta adeguata non è facile. Rivendichiamo reddito e casa per tutti e tutte nella misura in cui abbiamo tutta l’intenzione, e già l’abbiamo dimostrato, di riprenderceli e non di stare a guardare; di aspettare in fila agli uffici dell’ater piuttosto che qualcuno di illuminato scriva una delibera più o meno vantaggiosa. Sappiamo che in questa città come in tutto il paese “i diritti si conquistano a spinta” e non c’è diritto e non c’è legge che difende le nostre vite tranne le nostre braccia, le nostre gambe e la nostra concreta autodeterminazione e abbiamo ancora tanto da fare. Convinti anche che essenziale in questo processo è la nostra capacità soggettiva di ridisegnare i confini di quello che ci è concesso, osiamo attraversarne la soglia e conquistare quel mondo inesplorato e tutto da costruire che rappresenta l’alternativa che vorremmo. Innanzitutto casa e reddito, poi ne riparliamo! Di questo vorremmo parlare all’occupazione di porto fluviale il 30 Gennaio alle ore 17 per organizzarci verso una nuova primavera di lotta e riappropriazione

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Dal presidio in solidarietà con le proteste dei reclusi e delle recluse nel C.I.E. di Ponte Galeria

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Circa un centinaio di solidali, giunti davanti le mura del CIE di Ponte Galeria, dal lato della sezione femminile, hanno dato vita ad un presidio per comunicare con le persone recluse, attraverso interventi, musica, fuochi d’artificio e grida di libertà. … Continua a leggere

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Buoni propositi per l’anno nuovo:

Siamo un gruppo di giovani, studenti e precari, stufi di lavorare sfruttati e sottopagati, stufi degli affitti stratosferici o di studiare sapendo che fuori dall’università non ci aspetta niente. Vogliamo un tetto, uno spazio che ci permetta di vivere a modo nostro, vogliamo tutto. In questi giorni abbiamo iniziato un percorso di autorganizzazione partendo dal progetto di occupare un nuovo spazio. Oggi 23 Dicembre ’13 abbiamo calato questo striscione per rendere pubblico il progetto e dare la possibilità a tutti e tutte di partecipare. L’appuntamento è ogni mercoledì alle 18 ad Alexis, oppure nelle varie iniziative che ci coinvolgeranno nelle università romane e negli spazi sociali.

Qui nessuno arretra.

http://www.youtube.com/watch?v=kkPH_Vuivgo&feature=youtu.be

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TENTATIVO DI SIGILLI RISPEDITO AL MITTENTE, IL QUARTIERE RESISTE

Stamattina, 2dicembre, solerti funzionari dell’Ater accompagnati
dalle forzedell’ordine hanno provato a sgomberare lo spazio “Jolly”
invia del Gazometro 3. Uno scantinato dell’Ater che è statoper
dieci anni abitato dagli anziani del quartiere che lìsi
incontrano, giocano a carte e socializzano fuori dalle salebingo e
dalle altre trappole create ad arte per vampirizzare legià magre
pensioni.

Per 10 anni l’Ater è stato aguardare senza mai proporre una
soluzione. diversa dalla chiusuraarbitraria con lucchetti e
polizia.

Dal primo giorno dioccupazione come realtà sociali del territorio che da

anni si battono xil reddito e i diritti insieme agli anziani del quartiere,

abbiamo chiesto all’Aterdi interloquire sullo stato di abbandono di quello e molti altrilocali che dovrebbero
essere destinati, almeno in parte, ad usosociale. Ma l’Ater è un
ente inaccessibile non solo per i tantiche reclamano il vituperato
diritto alla casa popolare ma ancheper chi vorrebbe che il
patrimonio pubblico venisse gestito avantaggio della popolazione
dei quartieri e non solo del bilanciodisastroso dell’ente. La
campagna propagandistica che vuolel’Ater impegnato nella
“tolleranza zero” contro morosità eoccupazioni è il modo con
cui si continuano in questo paese adoccultare le vere
responsabilità del fallimento delle azienderegionali che
gestiscono il patrimonio immobiliare pubblico ovveroi tagli di
stanziamenti all’edilizia residenziale pubblica daparte dei
governi di ogni colore e ad ogni livello.

La modalità è stataquella di una zelante dirigente “dottoressa” dell’Ater , priva dialcun “foglio” di accompagnamento che dicesse quello che stavacercando di fare, accompagnata da due operai (che avrebbero dovutosaldare la porta) e che una volta visto il dispiegarsi di persone, ditutte l’età, davanti alla porta ha deciso di chiamare le così detteforze dell’ordine che prontamente , anche loro privi di alcunmandato, con arroganza, hanno cominciato a prendersela con chiunquegli si parasse davanti.

Gli anziani stessi, che daanni provano ad aprire una questione e che sarebbero anche disposti apagare una cifra popolare e giusta, non sicuramente i 20 anni diarretrato del psi, non hanno potuto far a meno di notare che l’unicomodo, anche a quell’età, è la lotta.

Il tentativo el’iniziativa della” dottoressa” torna nell’inutile ufficio dallaquale esce, accompagnata dal qual si voglia processo di investimento,speculazione e devastazione del nostro territorio ,che avesse inmente.

Questa volta la criminalizzazione non passerà perchéc’è un
intero quartiere che conosce bene le responsabilità eil lassismo
dell’Ater, un intero quartiere solidale con chi nonsi rassegna a
vedere spazi e servizi pubblici chiudere e andare inmalora.

Oggi i solerti funzionari non hanno potuto far nientedi fronte alle
decine di persone che prontamente sonoaccorse.

Spazio Jolly occupato e liberato: da qui non ce ne andiamo!

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COME SUGLI SCOGLI IL MARE

190253468-9704a550-9aef-4744-9e94-1f4e991b2e02Oggi mentre tornavamo nel nostro quartiere dopo il corteo abbiamo visto il sostegno di chi condivide ed abita questo territorio con noi, il consenso di chi ci riconosce e ci dice che se anche in questo giorno è costretto dentro il proprio posto di lavoro e di sfruttamento, è stato lì, in piazza con noi.

Ripensiamo a quei momenti, ai volti di oggi, quelli contro cui voi, brutte merde in divisa ,vi siete infranti come sugli scogli il mare.

Ma non ci avete scalfito, non avete aperto alcun varco di insicurezza in noi, ci sentiamo bene, ci sentiamo forti, ci sentiamo di ridervi in faccia ancora una volta mentre strappiamo la possibilità di una vita oltre alla rassegnazione a cui voi, brutte merde, avete vilmente ceduto.

Non esistono confronti pasoliniani di alcun tipo, state parlando, cari signori, con dei soggetti ben distanti da quelli che provate a designare come “figli di papà” e sappiamo già quanto proverete a puntare l’attenzione sulla nostra resistenza invece che sullo scempio di miliardi pubblici investiti a favore dei profitti di pochi e contro la vita di tanti.

La contraddizione più evidente è un corteo fatto di disoccupati, occupanti, cassaintegrati, e precari, che da lavoro a così tanta gente, tra giornalisti e giornalai, guardie e apparati.

Altro esempio del fatto che i soldi per reprimere ci sono, così come quelli per le spese militari e le grandi opere inutili. E a noi perchè non ce li danno?

Chiedetevi, e se la prossima volta invece di resistere decidessimo di avanzare e sommergervi come rimarreste?

Dateci i soldi, ve lo promettiamo: per un paio di giornil staremo buoni…

A domani per i comunicati

Alexis occupato

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#20N assediamo il vertice italo-francese

webL’incontro intergovernativo Italia-Francia che si svolgerà il 20 novembre a Roma, presso Villa Madama, ratificherà l’accordo sulla Torino-Lione. La visita di Hollande e la vetrina internazionale costruita per l’evento dovrebbe permettere ai due paesi di presentarsi con le carte in regola per ottenere dall’Unione Europea il massimo del cofinanziamento previsto.
Nonostante l’opposizione al TAV dell’intera popolazione locale e di un movimento nazionale, la governance europea continua a proteggere gli interessi dei poteri forti e delle lobby con decisioni illegittime, repressione e occupazione militare di un territorio. Altri temi all’ordinedel giorno saranno le speculazioni legate alla crisi Alitalia e il rapportocon Air Fr ance, oltre al progetto di polizia europea e la cogestione delle frontiere tra gli Stati membri attraverso l’agenzia Frontex. Dopo l’importante manifestazione del 19 ottobre, il movimento contro la precarietà e le politiche di austerity riunitosi il 9 e 10 novembre alla Sapienza di Roma ha lanciato una mobilitazione nazionale contro il vertice.
Sotto il ricatto permanente del debito, il sesto anno di crisi economica e  sociale ha avuto conseguenze devastanti per l’Italia in termini di impoverimento generale, precarizzazione, disoccupazione di massa e smantellamento del welfare. Per questo diventa centrale il tema dell’allocazione delle risorse pubbliche che non devono essere impegnate in grandi opere inutili e devastanti per i territori. I 24 miliardi di euro che verranno stanziati per il Tav in Val di Susa andrebbero spesi per un piano straordinario sulla casa, per garantire il diritto alla salute, per investire nella scuola e nella formazione, per garantire reddito a tutte e tutti.
L’unica grande opera che vogliamo è casa e reddito per tutte e tutti!
La  #sollevazionecontinua appuntamentoc Piazza Campo de’ Fiori alle ore 16

 

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Cash: ovvero dateci i soldi e tenetevi la precarietà. Fottere le imprese si può: cronistoria di una vertenza vinta.

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La precarizzazione dell’esistenza è un processo subdolo che parte dalle aziende, indifferentemente dal dato dimensionale, e si avvale della complicità dello Stato che, dal 1997 in poi ha fatto letteralmente a pezzi il sistema di tutele giuridiche del lavoro, dei … Continua a leggere

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Sportello Difenditi dal Lavoro – Aggiornamenti

DA QUESTA SETTIMANA LO SPORTELLO VERRA’ SPOSTATO NEL NUOVO SPAZIO DI SOCIALITA’ “JOLLY” IN VIA DEL GAZOMETRO N° 3 Difenditi dal lavoro è uno sportello legale gratuito nato dentro lo spazio di Alexis, uno sportello che però da’ un certo … Continua a leggere

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Riaperto uno spazio di socialità per gli anziani – Piattaforma territoriale per il reddito e i diritti Roma Sud

Oggi pomeriggio (8 novembre) in vista di un nuovo inverno che non si vuole passare chiusi dentro casa da soli, nel quartiere Ostiense ha riaperto uno spazio di socialità per gli anziani del territorio che s’incontrano sulle panchine e i … Continua a leggere

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Per una prospettiva di movimento: il nostro punto di vista sulle giornate del 19O e del 31O verso l’assemblea del 9 e 10 novembre.

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Vogliamo partire da noi, soggetti sociali in lotta contro quelle politiche neoliberiste che i governi dell’austerity e delle basse intese continuano a imporci sotto forma di sacrifici e di economie strutturate sul debito; costretti alla precarietà come condizione esistenziale, rispondiamo … Continua a leggere

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Grazie a tutt@

Alexis Occupato rigrazia tutte le persone che hanno partecipato al benefit di sabato sera, speriamo vi siate divertiti e siate contenti di sostenere una realtà autorganizzata che oltre ad essere una casa per i precarie e le precarie vuole rappresentare … Continua a leggere

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Parte all’Alexis Occupato lo Sportello Legale “Difenditi dal Lavoro”

Difenditi-dal-lavoro

 

per contattarci scrivere a : difenditidallavoro@autistici.org

o vai alla pagina FB: Difenditi Dal Lavoro

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1 Maggio 2013: Profitti distrutti reddito per tutti

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LA LIBERTA’ NON CADE DAL CIELO

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Il 15 Ottobre 2011, come a Genova nel 2001, eravamo 300.000 a gridare per le strade di Roma la nostra rabbia contro le politiche di austerità, un grido che voleva risvegliare le coscienze di una Italia ancora assopita di fronte … Continua a leggere

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Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013Tre giorni di mobilitazione, solidarietà e sport popolare ricordando Dax!

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16 marzo 2013, ore 15, Piazza 24 Maggio CORTEO NAZIONALE “Antifascismo è Anticapitalismo”Dax Vive! 10 anni con te, 10 anni senza te. Sabato 16 marzo, a dieci anni dall’omicidio fascista di Davide “Dax” Cesare, una manifestazione nazionale attraverserà le vie … Continua a leggere

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Solidarietà alle compagne e i compagni di Mushroom!

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A poche settimane dalle elezioni che hanno evidenziato la palese crisi della rappresentanza in cui versa il paese, oggi, si riconferma l’incapacità della politica di dare risposte concrete ai bisogni reali della popolazione. Nella Roma dei palazzinari, dell’emergenza abitativa e … Continua a leggere

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Ogni Giorno e ogni notte sono per Alexis!

RECUPERIAMO L’EX ACEA OCCUPATO!

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Per noi la giornata del 6 dicembre scorso è stata una tappa, un tassello importante di quel processo di cambiamento e attacco alle politiche di austerity prodotte dalla crisi, un processo che si è scrostato di dosso l’illusione elettorale e parla di riappropriazione e sperimentazione del comune. Lo stesso che ha visto nell’autunno uscire dalle scuole occupate e scendere in piazza migliaia di studenti al grido “non ci rappresenta nessuno”, lo stesso che ha dato vita all’esperimento di Ri_pubblica (www.ripubblica.org) e dell’occupazione dell’ Ex Cinema America.
Abbiamo riscontrato fin da subito un largo consenso sociale: nei confronti di chi occupa oggi si moltiplicano gli applausi degli abitanti dei quartieri lasciati al degrado, la solidarietà dei lavoratori che non arrivano alla fine del mese, la richiesta di partecipazione e attivazione ai processi di lotta e riappropriazione del patrimonio immobiliare inutilizzato. Questo è solo l’inizio, la strada da fare è ancora lunga ma l’esperienza che stiamo vivendo ci restituisce la consapevolezza che pascolare nei recinti della politica istituzionale non è sufficiente, che la mediazione al ribasso non ci appartiene.

Noi partiamo da qui, dall’ex acea occupato di viale Ostiense 124!

L’abbandono e il degrado di edifici dismessi e di intere aree sono la norma in una città che non ha alcuna pianificazione urbanistica se non quella degli interessi dei costruttori, re di Roma e che nel frattempo vede grandi opere come il progetto della bretella autostradale di Tor de’ Cenci ed il G.R.A.bis (per citarne una).
Il quadrante di Via Ostiense, in cui si trova l’ex Acea occupato, ha perso la sua precedente vocazione operaia legata ai mercati generali, alle sedi Acea ed Italgas. Ormai in pieno centro metropolitano l’intero quartiere è oggetto di radicali trasformazioni che puntano a sviluppare un’economia di servizi. Le luci dei locali notturni riempiono la via di Libetta, e i cartelli di appartamenti in affitto sono ormai solo per uso ufficio dove il margine di guadagno è tre volte più alto. Il processo di gentrificazione, ovvero di espulsione dei ceti popolari in favore delle fasce più abbienti è ormai largamente avviato.

Servizi pubblici svuotati di senso si accavallano con speculazioni private in una risignificazione che vede il territorio e chi lo abita solo in termini di profitto. A partire da quel mostro di fabbrica del sapere chiamata “Università degli Studi di Roma Tre” che mette in produzione tutto il territorio intorno alla propria esistenza con taciti accordi con costruttori, imprenditori e impicciaroli vari realizzando un modello di università da intendersi come “laureificio”, privato di spazi di aggregazione, critica e discussione; che svuota del suo contenuto essenziale il diritto allo studio non concependo o eludendo servizi essenziali per gli/le student@, quali mense e alloggi. Non sono da meno i progetti sugli ex Mercati Generali che dietro l’illusione della riqualificazione e della fruibilità culturale diventerà l’ennesimo centro di consumo di merci e servizi. Valanghe di soldi pubblici (do you remember Italia ’90?) diventano oggi la base per nuovi lucrosi progetti imprenditoriali come quelli di Montezemolo che si è preso la fatiscente struttura dell’Air Terminal per farne la stazione dei suoi treni privati o il nuovo costosissimo Eataly di Farinetti.

Non dubitiamo che la stessa sorte toccherà ad altri eclatanti esempi di sprechi come la piscina dei mondiali di nuoto di Valco San Paolo per la quale sono stati spesi 20 milioni di euro senza che sia stata utilizzata neppure un giorno. Intorno a noi ancora i costruttori pronti ad inondare di nuovo cemento l’area dell’ex fiera di Roma, il deposito Atac di San Paolo e così via: decine di delibere urbanistiche pronte ad essere approvate come ultimo, ennesimo regalo di Alemanno a chi gli ha pagato la campagna elettorale e verosimilmente gli pagherà la prossima.Nel frattempo i servizi pubblici fondamentali chiudono: prima la biblioteca comunale, ora a rischio è un intero ospedale come il CTO di Garbatella.

Tra gli interstizi di questo enorme cantiere che coinvolge un intero quartiere, l’edificio di Via Ostiense 124 viene regalato da Acea al Comune di Roma: Acea non ha infatti i soldi per la ristrutturazione che si rende necessaria dopo l’abbattimento di un palazzo adiacente sostituito da un moderno palazzetto di uffici e residenze di lusso. Il destino di questo palazzo sembra già scritto: il Comune che a sua volta non ha soldi da investire a causa della spending review e dei tagli agli enti locali dovrà necessariamente cedere l’edificio a chi potrà permettersi di abbatterlo avvantaggiandosi così del piano casa Berlusconi (implementato dalla Polverini nel Lazio) che prevede ingenti premi di cubature per chi trasforma in case vecchi palazzi fatiscenti. Il guadagno di chi ha già guadagnato tanto rischia di essere enorme.

Ma ora l’ex Acea è diventato Alexis occupato e con tutte le nostre forze vogliamo opporci a nuove speculazioni per proporre invece un piano di recupero dal basso, che ci restituisca un diritto all’abitare negato, una partecipazione alla città da cui vogliono escluderci. Dopo una tavola rotonda con un team di ingegneri strutturisti, architetti e geometri siamo giunti alla conclusione che la messa in sicurezza dello spazio necessita di lavori importanti e con spese altrettnto importanti. Per giorni abbiamo ragionato sulle possibilità di prosecuzione del progetto socio-abitativo. Abbiamo infine deciso di rilanciare attivando una campagna pubblica sul recupero dello spazio. Mettendo in gioco tutti insieme le nostre competenze e la nostra manodopera possiamo resistere alla devastazione della città e alla cacciata dei suoi abitanti realizzando il nostro desiderio di reinventare l’abitare e ridare dignità agli spazi maltrattati dalla speculazione. Siamo convinti che solo dal basso, in modo indipendente da promesse elettorali e interessi specultivi, si possa proficuamente contribuire a salvaguardare i territori.

Vogliamo costruire e animare un presidio “resistente”, che sia osservatorio di questa devastazione urbanistica e che abbia l’aspirazione di essere laboratorio per la costruzione di un’alternativa a questo modello basato su processi di gentrificazione, dalla cartolarizzazione della città alla precarietà generalizzata delle nostre vite. Per questi motivi crediamo che abbia senso rimanere nell’ex-acea nonostante la denuncia di inagibilità, portare avanti un progetto di autorecupero partecipato dello stabile. Vogliamo che sia una casa per uscire dalla condizione di perenne precarietà abitativa ma anche un luogo di scambio, dibattitto e autoformazione, costruendo all’interno una sala studio, laboratori che mettano in condivisione saperi ed attrezzature con chiunque voglia sentire un po’ sua questa esperienza e voglia sperimentarsi e cospirare ovvero respirare insieme.

Per farlo daremo vita ad una serie di iniziative di informazione ed autofinanziamento, invitiamo tutt@ a portare le loro proposte e a condividere questo percorso in un’assemblea pubblica che si terrà ad Alexis, via ostiense 124 sabato 2 febbraio alle 17:00!

Alexis! Ex Acea Occupato

 

 

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