Ogni Giorno e ogni notte sono per Alexis!

RECUPERIAMO L’EX ACEA OCCUPATO!

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Per noi la giornata del 6 dicembre scorso è stata una tappa, un tassello importante di quel processo di cambiamento e attacco alle politiche di austerity prodotte dalla crisi, un processo che si è scrostato di dosso l’illusione elettorale e parla di riappropriazione e sperimentazione del comune. Lo stesso che ha visto nell’autunno uscire dalle scuole occupate e scendere in piazza migliaia di studenti al grido “non ci rappresenta nessuno”, lo stesso che ha dato vita all’esperimento di Ri_pubblica (www.ripubblica.org) e dell’occupazione dell’ Ex Cinema America.
Abbiamo riscontrato fin da subito un largo consenso sociale: nei confronti di chi occupa oggi si moltiplicano gli applausi degli abitanti dei quartieri lasciati al degrado, la solidarietà dei lavoratori che non arrivano alla fine del mese, la richiesta di partecipazione e attivazione ai processi di lotta e riappropriazione del patrimonio immobiliare inutilizzato. Questo è solo l’inizio, la strada da fare è ancora lunga ma l’esperienza che stiamo vivendo ci restituisce la consapevolezza che pascolare nei recinti della politica istituzionale non è sufficiente, che la mediazione al ribasso non ci appartiene.

Noi partiamo da qui, dall’ex acea occupato di viale Ostiense 124!

L’abbandono e il degrado di edifici dismessi e di intere aree sono la norma in una città che non ha alcuna pianificazione urbanistica se non quella degli interessi dei costruttori, re di Roma e che nel frattempo vede grandi opere come il progetto della bretella autostradale di Tor de’ Cenci ed il G.R.A.bis (per citarne una).
Il quadrante di Via Ostiense, in cui si trova l’ex Acea occupato, ha perso la sua precedente vocazione operaia legata ai mercati generali, alle sedi Acea ed Italgas. Ormai in pieno centro metropolitano l’intero quartiere è oggetto di radicali trasformazioni che puntano a sviluppare un’economia di servizi. Le luci dei locali notturni riempiono la via di Libetta, e i cartelli di appartamenti in affitto sono ormai solo per uso ufficio dove il margine di guadagno è tre volte più alto. Il processo di gentrificazione, ovvero di espulsione dei ceti popolari in favore delle fasce più abbienti è ormai largamente avviato.

Servizi pubblici svuotati di senso si accavallano con speculazioni private in una risignificazione che vede il territorio e chi lo abita solo in termini di profitto. A partire da quel mostro di fabbrica del sapere chiamata “Università degli Studi di Roma Tre” che mette in produzione tutto il territorio intorno alla propria esistenza con taciti accordi con costruttori, imprenditori e impicciaroli vari realizzando un modello di università da intendersi come “laureificio”, privato di spazi di aggregazione, critica e discussione; che svuota del suo contenuto essenziale il diritto allo studio non concependo o eludendo servizi essenziali per gli/le student@, quali mense e alloggi. Non sono da meno i progetti sugli ex Mercati Generali che dietro l’illusione della riqualificazione e della fruibilità culturale diventerà l’ennesimo centro di consumo di merci e servizi. Valanghe di soldi pubblici (do you remember Italia ’90?) diventano oggi la base per nuovi lucrosi progetti imprenditoriali come quelli di Montezemolo che si è preso la fatiscente struttura dell’Air Terminal per farne la stazione dei suoi treni privati o il nuovo costosissimo Eataly di Farinetti.

Non dubitiamo che la stessa sorte toccherà ad altri eclatanti esempi di sprechi come la piscina dei mondiali di nuoto di Valco San Paolo per la quale sono stati spesi 20 milioni di euro senza che sia stata utilizzata neppure un giorno. Intorno a noi ancora i costruttori pronti ad inondare di nuovo cemento l’area dell’ex fiera di Roma, il deposito Atac di San Paolo e così via: decine di delibere urbanistiche pronte ad essere approvate come ultimo, ennesimo regalo di Alemanno a chi gli ha pagato la campagna elettorale e verosimilmente gli pagherà la prossima.Nel frattempo i servizi pubblici fondamentali chiudono: prima la biblioteca comunale, ora a rischio è un intero ospedale come il CTO di Garbatella.

Tra gli interstizi di questo enorme cantiere che coinvolge un intero quartiere, l’edificio di Via Ostiense 124 viene regalato da Acea al Comune di Roma: Acea non ha infatti i soldi per la ristrutturazione che si rende necessaria dopo l’abbattimento di un palazzo adiacente sostituito da un moderno palazzetto di uffici e residenze di lusso. Il destino di questo palazzo sembra già scritto: il Comune che a sua volta non ha soldi da investire a causa della spending review e dei tagli agli enti locali dovrà necessariamente cedere l’edificio a chi potrà permettersi di abbatterlo avvantaggiandosi così del piano casa Berlusconi (implementato dalla Polverini nel Lazio) che prevede ingenti premi di cubature per chi trasforma in case vecchi palazzi fatiscenti. Il guadagno di chi ha già guadagnato tanto rischia di essere enorme.

Ma ora l’ex Acea è diventato Alexis occupato e con tutte le nostre forze vogliamo opporci a nuove speculazioni per proporre invece un piano di recupero dal basso, che ci restituisca un diritto all’abitare negato, una partecipazione alla città da cui vogliono escluderci. Dopo una tavola rotonda con un team di ingegneri strutturisti, architetti e geometri siamo giunti alla conclusione che la messa in sicurezza dello spazio necessita di lavori importanti e con spese altrettnto importanti. Per giorni abbiamo ragionato sulle possibilità di prosecuzione del progetto socio-abitativo. Abbiamo infine deciso di rilanciare attivando una campagna pubblica sul recupero dello spazio. Mettendo in gioco tutti insieme le nostre competenze e la nostra manodopera possiamo resistere alla devastazione della città e alla cacciata dei suoi abitanti realizzando il nostro desiderio di reinventare l’abitare e ridare dignità agli spazi maltrattati dalla speculazione. Siamo convinti che solo dal basso, in modo indipendente da promesse elettorali e interessi specultivi, si possa proficuamente contribuire a salvaguardare i territori.

Vogliamo costruire e animare un presidio “resistente”, che sia osservatorio di questa devastazione urbanistica e che abbia l’aspirazione di essere laboratorio per la costruzione di un’alternativa a questo modello basato su processi di gentrificazione, dalla cartolarizzazione della città alla precarietà generalizzata delle nostre vite. Per questi motivi crediamo che abbia senso rimanere nell’ex-acea nonostante la denuncia di inagibilità, portare avanti un progetto di autorecupero partecipato dello stabile. Vogliamo che sia una casa per uscire dalla condizione di perenne precarietà abitativa ma anche un luogo di scambio, dibattitto e autoformazione, costruendo all’interno una sala studio, laboratori che mettano in condivisione saperi ed attrezzature con chiunque voglia sentire un po’ sua questa esperienza e voglia sperimentarsi e cospirare ovvero respirare insieme.

Per farlo daremo vita ad una serie di iniziative di informazione ed autofinanziamento, invitiamo tutt@ a portare le loro proposte e a condividere questo percorso in un’assemblea pubblica che si terrà ad Alexis, via ostiense 124 sabato 2 febbraio alle 17:00!

Alexis! Ex Acea Occupato

 

 

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