Ven 1 Feb: Facciamo Massa Critica /// Dibattito Sulle Grandi Opere a Roma

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Domenica 3 Febbraio /// Workshop di Auto-Difesa Digitale

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La sicurezza informatica è un argomento difficile da districare ma sempre più presente nelle nostre vite; usiamo quotidianamente computer, smart-phone, email, social network e per questo diventa ogni giorno più importante acquisire consapevolezza e strumenti utili alla nostra tutela.In questo … Continua a leggere

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Ci riprendiamo tutto!

Il  giorno più freddo di questo inverno si è trasformato per i movimenti per il diritto all’abitare in una calda giornata di lotta e resistenza. Questa mattina davanti alle occupazioni di Ponte di Nona,
Torre vecchia, Anagnina, Viale delle Province abbiamo trovato un grande dispiegamento di forze dell’ordine  che annunciavano gli imminenti sgomberi.

Anche davanti Alexis si sono presentate diverse volanti della
polizia con la chiara intenzione di intimidire e bloccare quanti si
stavano radunando, e di impedire lo spostamento a chi stava portando la propria solidarietà verso le occupazioni più a rischio.

In questo momento  alcune delle occupazioni di Ponte di Nona sono in
corso di sgombero mentre altre si stanno barricando e preparando alla difesa degli spazi. La risposta della giunta in crisi ancora una volta è quella di affrontare con l’ordine pubblico il problema sempre più grave dell’emergenza abitativa di Roma.

Esprimiamo il massimo del sostegno e solidarietà ai nuclei familiari  sgomberati e continueremo la resistenza qui e per le strade della città.

Alexis resistente!
Studentato e casa dei precari

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Dallo sciopero sociale al comune in rivolta >> Alexis occupato Ma chi ha detto che non c’è…..

 

Fa un certo effetto, va detto, scrivere da qui, da Alexis, lo spazio che abbiamo liberato il 6 dicembre, in una nuova giornata nazionale di mobilitazioni, dopo quella del 14 novembre, in cui si sono sperimentate importanti pratiche di sciopero sociale.

Difficile capire cosa succede quando si occupa e descrivere la magia delle soggettività che attraversano gli spazi autogestiti ed autorganizzati. Ci si chiede cosa si sta muovendo nella pancia e nella testa dei compagni che si ha al fianco, con cui si condividono i picchetti, le assemblee, le chiacchere, i lavori, i pasti, gli sbattimenti di ogni genere. Di sicuro qualcosa di stupendo, fuori dall’ordinario, altrimenti ci si chiederebbe “chi ve lo fa fare?”: il freddo, il poco sonno, la stanchezza, le paranoie e tutto il resto. L’alchimia che si sviluppa all’interno delle lotte è qualcosa che risveglia gli animi, costruisce alterità, cooperazione nel conflitto, scioglie la tensione, emoziona. Vedere chi dopo due ore di sonno va a lavorare e torna in tempo per fare i mille lavori, chi si porta il lavoro dietro o studia al freddo tra un picchetto e un altro. Ecco cosa si intende, per noi, quando si parla del comune in rivolta.

Si parla di un’energia che non si può distruggere per quanto da sola si riproduce all’interno di questi processi. Ed è proprio il calore collettivo che sta producendo il valore aggiunto in questi freddi giorni invernali, un’energia sociale che pratica nuove forme di solidarietà e mutuo soccorso tra i soggetti colpiti dalle politiche di austerity. In questi pochi giorni abbiamo visto portare solidarietà all’occupazione dai lavoratori dell’Acea, dagli abitanti del territorio, da chi ci lavora, gli operai dell’Italgas ci hanno regalato i loro buoni pasto promettendo di tornare il mese prossimo se saremo ancora qui, motorini che passando e urlano “non lo dovete lascià più sto posto!”. Da quando abbiamo occupato vediamo aumentare le persone che diventano occupanti, che si interessano, che vogliono far parte dell’esperienza. Siamo partiti un anno e mezzo fa con un’inchiesta sulla precarietà abitativa tra gli studenti di un’università “modello” come quella di Roma Tre, nata già riformata secondo i criteri del mercato. Con tanta determinazione e con la voglia di sperimentarsi, perché ci credevamo veramente, siamo arrivati ad occupare spinti anche dalla forza di una giornata in cui tanti e tante sarebbero scesi nelle piazze, si sarebbero riappropriati di pezzi importanti di reddito mettendo in campo diverse pratiche di sciopero sociale. Non sara’ forse ancora lo sciopero sociale capace di generalizzare le lotte contro l’austerity, in grado di mutare i rapporti di forza in questa giungla di precarietà, ma una tendenza la si può cominciare finalmente ad intravedere.

Sarà una strada lunga che parte dai bisogni e vuole arrivare a realizzare i sogni.

Sarà una strada lunga perché non ci sono scorciatoie, deleghe a partiti e sindacati o capipopolo, quando un processo sociale e’ vero, o diviene collettivo o semplicemente non sarà.

Siamo dunque partiti dall’inchiesta metropolitana perché il bisogno non è solo l’emergenza ma una complessità di desideri negati, l’impossibilità di autodeterminarsi. Attraverso il processo d’inchiesta abbiamo compreso che oggi i bisogni non si percepiscono più direttamente ma piuttosto in relazione ad una necessità di cambiamento e trasformazione radicale dell’esistente. E allora forse possiamo dire che Alexis occupato non parte esclusivamente dai bisogni ma anche dai desideri. Questa è l’utopia concreta da cui ripartire. Ma chi ha detto che non c’è Non si può forse dire lo stesso di quelle lotte di resistenza, che iniziano con un NO, e che poi cominciano a portare elementi di proposta, “dal no, all’alterità”, passando dalla resistenza ai percorsi di indipendenza, le necessarie lotte contro l’austerity.

Allo stesso tempo abbiamo visto in questi anni momenti di forte conflitto e radicalità che però evidentemente non hanno sedimentato cio’ che e’ necessario esprimere: eppure quelle piazze erano piene, quei corpi c’erano e molto spesso hanno deciso di resistere. Ora bisogna avere la capacita’ di passare dalla resistenza alla produzione dell’alterita’ politica.

Crediamo che la riappropriazione diretta del reddito che ci spetta (sotto forma di case, spazi di socialità e relazione, di saperi) possa rappresentare la chiave giusta per ricomporre precari e precarizzati, tenere insieme conflitto in cooperazione, rabbia e amore. Un reddito che vogliamo incondizionato e per tutti.

Dagli zapatisti abbiamo imparato todo para todos nada para nosotros. Da questa occupazione si aprirà un’ulteriore lista abitativa, una lista non dell’emergenza ma del desiderio, una lista della disponibilità a rendere riproducibile la pratica della riappropriazione. Vogliamo creare complicità con questo territorio ribelle e con chiunque nella metropoli e in Italia crede si sia aperto un processo costituente che tende al cambiamento radicale e dal riappropriarsi delle case passeremo a tutto quello che ci hanno sottratto. Siamo realisti, vogliamo tutto, vogliamo l’impossibile.

In questo senso vogliamo resistere ad un eventuale sgombero che altro non sarebbe che uno sgombero di ordine pubblico dovuto all’assenza di una qualsivoglia capacità di risposta politica. Non era mai successo a Roma che così tante occupazioni avvenissero in un solo giorno eppure i giornali e i media non ne parlano, nessuna dichiarazione del sindaco né della pseudo opposizione.

La politica abdica in favore delle forze del (dis)ordine. Dal silenzio trapela la preoccupazione degli organi istituzionali, dei dispositivi repressivi e dal potere rispetto ad una possibile generalizzazione del conflitto.

Di fronte a loro troveranno una generazione non più disposta a mediare, senza più ansia del futuro solo con il desiderio di resistere un minuto piu’ di loro. Quella dei precari di seconda generazione che vivono in un presente dilatato, tra lavori intermittenti, disoccupazione giovanile, nell’assenza totale di diritti. Di fronte a loro una rabbia diffusa e’ pronta ad esplodere ed un contesto sociale deteriorato e pieno di rancore. Di fronte a loro una crisi della rappresentanza che lascia spazio ad ambiguità e vuoti che se riempiti dai movimenti possono diventare qualcosa di potente. Ci si vede dalla parte giusta delle barricate.

 

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Video 2° giorno di occupazione

Video II giorno di occupazione

Aion Lab

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7 DICEMBRE / ASSEMBLEA AD ALEXIS, NUOVA CASA DEI PRECARI


Ieri abbiamo occupato lo stabile in via Ostiense 124 e lo abbiamo chiamato Alexis. Alexis vuole essere uno spazio aperto alla città, vuole essere una risposta abitativa per gli studenti che non hanno alcuna agevolazione da parte delle università dal punto di vista di alloggi che vengono messi in affitto e nei quali l’accesso è sempre più limitato se non sconveniente, visto il decentramento degli alloggi che spostano il problema abitativo con quello della mobilità, oltretutto concepiti come mini-caserme (documenti all’entrata). Ma Alexis vuole anche uscire dalla situazione prettamente studentesca in quanto poi parlare di soggettività studentesca oggi è qualcosa di molto difficile, preferiamo parlare di precari in formazione, essendo questo soggetto  inserito da subito nella totale precarietà, e quindi pensare ad una casa anche dei precari e delle precarie in un contesto sociale e con un mercato del lavoro non solo disastroso, ma sempre più portato verso il baratro da parte delle misure di austerity messe in campo per il mantenimento del sistema economico-politico.

Tutti noi siamo già da tempo nella giungla della precarietà e ci ritroviamo nel “gioco” delle 47 modalità contrattuali o a nero a dover accettare lavori sottopagati e prese in giro varie, qualcosa di sempre più diffuso, ma la necessita di non accettare questa condizione si fa  sempre più forte.

Alexis quindi si colloca in uno spazio cittadino, di una città dove l’abuso edilizio e la speculazione sono altissimi, dove sono più le case senza persone che le persone senza case, ma anche direttamente nello spazio territoriale dove a pochi metri si compie una grandissima speculazione su quello che era l’ex “quartier generale” acea tenuto in affitto al costo di un miliardo e mezzo l’anno da parte della regione , vuoto e frutto delle speculazione di più privati, aziende, costruttori noti e in un territorio che subisce fortemente in maniera negativa la presenza di una grande fabbrica, “la fabbrica del sapere” di Roma3.

Allo stesso tempo Alexis vuole collocarsi in uno spazio transnazionale ed Europeo, perché sente forte il bisogno di una connessione e di generalizzare il conflitto in tutti gli ambiti sociali, sente il forte bisogno di cambiamento e di alterità, vuole darsi come tendenza lo sciopero sociale.

Rivendichiamo reddito, perché non vogliamo piegarci al ricatto del lavoro sottopagato e dello sfruttamento e lo facciamo riprendendocene un pezzetto, smettendo di pagare l’affitto e le case, i soldi che buttano, con cui speculano, devono cominciare a darli alle persone.

Stamattina ci arriva la notizia dello sgombero di sette camini, una delle occupazioni fatte nella giornata di ieri, mentre scriviamo ancora non sappiamo come è andata a finire, speriamo per il meglio, ma comunque vada portiamo la nostra vicinanza e complicità e sappiamo tutti che anche se sgomberati, non finisce qui.

Oggi pomeriggio chiamiamo ad un’assemblea cittadina pubblica dove invitiamo tutte le realtà di movimento a passare , tutti soggetti singoli, gli abitanti del quartiere, studenti e chiunque voglia, a prendere parola con noi e a sentirsi complici di un progetto ed una prospettiva come il nostro, che tende al cambiamento non solo possibile ma necessario.

L’appuntamento è alle ore 18 in via ostiense 124 , nel nuovo studentato/casa dei precari Alexis

Aion Lab

 

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La nostra risposta alla vostra miseria!

Ci troviamo a scrivere questo breve documento perché sentiamo di avere una responsabilità: quella di reagire!

Camminiamo per le strade di San Paolo, un territorio devastato dalla nascita e continua espansione dell’Università di Roma Tre. Molt* di noi sono iscritti alle diverse facoltà che nascono come funghi, ma il tempo per poterci stare al meglio è sempre meno. Ci barcameniamo tra lavoretti precari e sfruttamento perenne, affitti in nero esorbitanti e la casa dei genitori, servizi di trasporto sempre più cari e sempre meno efficienti. La scelta è tra affittare una stanza nelle periferie e spendere tempo e soldi per muoversi da una parte all’altra della città oppure affittare a 100 euro in più vicino all’università; Farsi venire l’ulcera tra un lavoro di merda e l’altro o farla venire ai nostri genitori che si indebitano sempre di più per pagarci gli studi. Oppure meglio ancora sarebbe non iscriversi per niente all’università e buttarsi subito subito nel carnaio della disoccupazione.

Eh sì, perché mentre diminuisce il tempo per lo studio aumenta l’amara consapevolezza che questa tarantella è soltanto un girare a vuoto. L’università ha perso per sempre il suo ruolo di ascensore sociale. Ci stritola nella morsa della bassa formazione (proliferare di corsi frammentati, dequalificati e non spendibili nel mondo del lavoro) e la non accessibilità (aumentano le tasse, gli sbarramenti all’ingresso e i percorsi di eccellenza) e ci costringe nel baratro della formazione perenne. La definiamo “azienda” non solo perché i privati possono entrare nei consigli di amministrazione, ma perché si fa essa stessa macchina precarizzatrice. Il sapere è messo a servizio della produzione e lo studente non è più soltanto un precario in formazione ma un lavoratore non pagato a tutti gli effetti.

Quella di Roma Tre poi è la classica università vetrina, che ha fatto dell’apparenza e delle bugie la sua unica politica. Siamo rimast* sbalorditi davanti un servizio di Costume e società (rubrica del tg2 dedicata agli approfondimenti all’attualità) che snocciolava le innumerevoli agevolazioni agli studi, la straordinaria efficienza dei servizi di Laziodisu, l’ottimo sugo per la pasta della fantastica mensa. Già peccato che le tasse aumentano ogni anno di più, i fondi per le borse di studio non bastano e anche chi risulta idoneo nelle classifiche di fatto non può usufruirne, la mensa è una sola, lontana praticamente da tutte le facoltà e conveniente solo per chi rientra nella prima fascia iseeu, i pochissimi alloggi (piccole gabbie in cui è obbligatorio tornare entro le 24 e mostrare sempre il documento ) stanno fuori dal raccordo e sono comunque a pagamento, i concorsi per accedere a questi servizi sono una trappola burocratica mirata all’ulteriore scrematura dei richiedenti. Le ciliegine sulla torta l’agenzia degli affitti di Roma Tre e la card “Me lo merito” destinata ai giovani residenti più bravi e belli e che prevede riduzioni in base al reddito e alla media universitaria! E i nostri cari rettori e ministri ci vengono anche a parlare di merito! ma la verità è che noi ci meritiamo tutt* tutto e loro invece soltanto un bel calcio nel culo!

Altr* di noi sono già usciti dall’università e si ritrovano precari, laureati, super specializzati, dottorati, masterizzati, molto incazzati, disoccupati, cassaintegrati. Non abbiamo mai avuto il “privilegio” di un contratto sicuro di lavoro, non abbiamo mai visto un sussidio e probabilmente non vedremo mai una pensione. Lavoriamo per pochi spiccioli all’ora e sempre più spesso svolgendo una professione che non ci compete, senza diritti e con tanti doveri, siamo stufi di accontentarci, di tirare a campare portando a casa un po’ di pane da condividere con i nostri coinquilini, e si perché vivere da soli anche dopo gli studi è oramai un lusso come lo è permettere di tirare su una famiglia. Siamo stati accusat* dai politici di turno di essere “bamboccioni” , “l’Italia peggiore” perché precaria , “sfigati” che si laureano tardi e si ostinano a ricercare un posto fisso in fondo “monotono” e di essere “choosy” nella scelta del primo lavoro.

Da qualche anno squallidi governanti, tecnici indesiderati, eccelsi giornalisti e grandi imprenditori ci raccontano che “siamo in crisi” e proprio su questa formuletta costruiscono l’immaginario della rassegnazione e del sacrificio spianando il terreno alle misure di Austerity e alle condizioni necessarie per mantenimento del loro stesso potere. Nel frattempo vediamo avvicinarsi come un blob le elezioni e la grande stagione di campagna elettorale e sappiamo già che di cazzate ne sentiremo tante. E alla corsa frenetica verso le poltrone e gli orticelli di micropotere parteciperanno in tanti, anche quei compagni che dicono di scendere in strada in nome della libertà e guardando alle mobilitazioni europee di Spagna, Grecia e Portogallo.

Ma quello che ci raccontano le piazze europee va in tutt’altra direzione. Ci dicono chiaramente che il tempo delle elezioni è finito, che le forme organizzative del partito e del sindacato non funzionano più e che è necessario ripartire dalla sperimentazione di una nuova cooperazione sociale e un nuovo spazio costituente. Ci mostrano un altro modo di stare per le strade e che nell’Europa delle banche e oggi è ancora possibile uno sciopero sociale, generale, imponente e determinato.

Ci sembra però che anche intorno a noi qualcosa si sta muovendo e delle possibilità si stanno esprimendo. Negli ultimi giorni abbiamo visto studenti, precari, operai dare una risposta compatta e determinata alla buffonata del vertice italo-tedesco sulla precarietà accroccato dai ministri Fornero e Profumo a Napoli. Abbiamo partecipato all’occupazione dell’ex Cinema America di Trastevere e alla 4 giorni di Ripubblica, uno spazio aperto di discussione su beni comuni, riappropriazione, e un nuovo modo di pensare il pubblico; Lo guardiamo vivere ancora in questi giorni grazie agli student* e i giovan* del quartiere. Abbiamo partecipato alla giornata di mobilitazione europea del 14 novembre dando vita ad uno spezzone di student* delle scuole e dell’università, precar* e realtà sociali che ha bloccato l’ostiense ed è confluito nel concentramento di Piramide. Abbiamo sanzionato banche ed agenzie interinali e camminando verso il Parlamento gridato molto chiaramente che a noi davvero non ci rappresenta nessuno. Tutto il nostro disprezzo lo sputiamo in faccia alle forze dell’ordine che hanno caricato e spaccato il corteo, picchiato studenti e rastrellato i vicoli di Trastevere; Tutta la nostra forza va a chi è stato ferito, identificato ed arrestato.

Ma queste non sono le uniche ragioni per cui siamo tornati a casa con l’amaro in bocca: ci rendiamo conto oggi più che mai che la strada verso un vero sciopero sociale è ancora lunga. Ci ritroviamo di nuovo a dire che nel momento in cui pubblico e privato si mostrano come due facce della stessa medaglia capitalistica non possiamo più scendere in piazza in difesa dell’università pubblica. Di nuovo a sostenere che se le lotte studentesche ed universitarie non allargano il loro raggio di azione, se non ribadiscono la loro connotazione antisistema e non aspirano fortemente all’indipendenza non avranno lunga vita. Se non la pratichiamo fin da subito questa nuova cooperazione sociale, se non immaginiamo un modo diverso di fare la politica, di stare nelle assemblee e per le strade siamo destinati a sconfitte ben più pesanti. Invece di perdere noi non abbiamo nessuna voglia.

La nostra risposta allo spauracchio della crisi, all’illusione delle elezioni, all’arretramento dei movimenti non può che essere una sola: la rottura e l’ambizione della durata! Se ci chiedono un affitto occupiamo una casa, se aumentano i biglietti dell’Atac saltiamo i tornelli, se distruggono l’università riconquistiamo il sapere, se ci strangolano nella morsa del lavoro ci prendiamo tempo e reddito. Se non abbiamo nulla ci riprendiamo tutto.
Camminiamo insieme ai movimenti resistenti che oggi ci regalano sorrisi di dignità e speranza. Come i cittadini e i lavoratori di Taranto diciamo che “vogliamo vivere” e come la Val di Susa gridiamo “A’ sarà dura”!

Laboratorio Abitare Aion

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Affitti In Nero

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Lotta per l’Abitare

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Abitare, per noi, significa vivere un territorio, non subirlo. La geografia delle metropoli, oggi, disegna uno sconfinato campo di alienazioni e solitudini, nel quale ognuno e ognuna attraversa quartieri e nuovi agglomerati urbani secondo le sole leggi della produzione e … Continua a leggere

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L’ABC della lotta per la casa

Alcune informazioni utili per uno Sportello di Lotta per la Casa
Uno sportello di lotta per la casa può avere diverse funzioni.
La prima è quella di fornire un servizio alle persone che si rivolgono allo sportello. Questa funzione è senza dubbio la meno interessante per uno sportello di lotta. Gli sportelli informativi fine a sé stessi, infatti, si contano a decine nella nostra città. Nonostante questo, però, la funzione di servizio è indispensabile al funzionamento dello sportello, perché molto spesso le persone si avvicinano allo sportello proprio con questo bisogno. Se questo aspetto non fosse presente, probabilmente le persone non verrebbero affatto.

La seconda funzione è quella di un valido strumento di inchiesta per chi, come il Coordinamento, porta avanti lotte sociali. Se lo sportello funziona e se le persone che vi affluiscono sono numerose, è possibile ricavare da esse numerosi dati sulle contraddizioni e le emergenze in atto nella città.

La terza funzione, la più interessante, è quella di strumento per entrare in relazione con nuovi soggetti sociali, allo scopo di mettere in piedi vertenze, e soprattutto nuove lotte auto-organizzate, oppure per allargare lotte sociali già esistenti.
E’ bene che compagni e compagne che si accingono all’apertura di un nuovo sportello, discutano e tengano sempre a mente queste molteplici funzioni.
Vediamo ora alcune informazioni utili, basate sull’esperienza, per la gestione di uno sportello di lotta per la casa.

1.Lo sfratto
La prima cosa da tenere a mente è che si può parlare di sfratto solo in
presenza di un contratto di locazione (cioè un contratto d’affitto).
Per la legge italiana esistono quattro tipologie di sfratto:
• per finita locazione
• per morosità
• per necessità
• per inadempienze contrattuali
Più che imparare a memoria i dettagli tecnici di tutti e quattro i tipi [mica dobbiamo diventare tutti/e avvocati…] è importante capire la sequenza temporale seguita da una pratica di sfratto. In questo modo è possibile capire a che punto si trova la persona che si rivolge allo sportello, così da dargli le risposte adeguate.

  • Notifica

Il proprietario deve dare un preavviso per raccomandata all’inquilino, con almeno 6 mesi di anticipo. Tale preavviso può essere più breve nel caso dello sfratto per morosità (che può scattare dopo 2 mesi di affitto non pagato).
Successivamente l’inquilino/a riceve una citazione in tribunale ovvero un invito a presentarsi davanti al giudice alla prima udienza.
Se allo sportello si presenta una persona che ha ricevuto un preavviso od una citazione è importante dirgli di nominare un avvocato e comunque di presentarsi in tribunale. Se non si presenta, oltre a non potersi difendere, rischia di subire lo sfratto in tempi molto più brevi.
Procedimento in tribunale
Durante il procedimento in tribunale si possono richiedere proroghe,
contestare irregolarità al padrone di casa e fare molte altre cose che, come minimo, possono allungare di mesi o addirittura anni il procedimento.
Si tratta comunque di materia per gli avvocati per le quali i/le compagni/e dello sportello non possono fare molto.

  • La sentenza di sfratto

Alla fine del procedimento, se il proprietario ha vinto la causa (cioè quasi sempre), il giudice emette la sentenza di sfratto (a cui segue un atto di precetto da parte del padrone di casa, che fa riferimento alla sentenza). Il giudice fissa anche la data di esecuzione dello sfratto. Questo non vuol dire che l’inquilino/a debba uscire dalla casa quel giorno, specialmente se ha deciso di intraprendere un percorso di lotta, ma semplicemente che a partire da quella data l’ufficiale giudiziario potrà richiedere al commissariato di zona l’intervento della forza pubblica per eseguire lo sfratto.
Molto spesso le persone si rivolgono agli sportelli dei compagni a questo punto. E’ comunque importante metterli in contatto con l’avvocato per vedere se c’è ancora qualche carta da giocare sul piano legale. E’ però importante fargli capire che da questo punto in poi loro per la legge hanno torto, e che quindi solo con la lotta potranno difendersi.
In pratica a partire dalla data di esecuzione fissata dalla sentenza diventa utile organizzare picchetti anti-sfratto. Chiaramente la valutazione sull’opportunità o meno del picchetto dev’essere soprattutto politica.

  • Gli accessi dell’ufficiale giudiziario

A partire dalla data scritta sulla sentenza del giudice, cominciano gli accessi dell’ufficiale giudiziario. Tipicamente al primo accesso l’ufficiale si limita a constatare che l’inquilino/a non ha lasciato la casa e concede una proroga.
Questa non è una regola, ma è solo quello che succede nella maggior parte dei casi.
Se l’inquilino non se ne va, gli accessi dell’ufficiale giudiziario continuano di proroga in proroga.
Il numero e la durata delle proroghe variano moltissimo in modo arbitrario (il tutto può durare pochi mesi come protrarsi per anni), ma in generale si può dire che la velocità della procedura dipende dalla pressione che il proprietario applica sull’ufficiale giudiziario (e dalle mazzette che paga). Sempre in linea generale, più passa il tempo più aumentano le probabilità che l’ufficiale si presenti con la forza pubblica ed il fabbro, cercando di eseguire lo sfratto con la forza. E’ utile sentire l’avvocato per usufruire di tutte le scappatoie che
consentono di ottenere una proroga per vie legali (certificati medici, presenza di invalidi, presenza di animali, iscrizione alle liste delle case popolari ecc.).
Le date per l’accesso dell’ufficiale devono sempre, in teoria, essere notificate in anticipo. Tipicamente l’ufficiale quando si presenta e concede una proroga notifica verbalmente la data dell’accesso successivo. Nella realtà, però, succede di tutto (l’ufficiale non si presenta alla data stabilita oppure si rifiuta di comunicare la data). Accade quindi che la persona sotto sfratto non sappia la
data fissata per la prossima esecuzione. In questo caso è necessario che lui/lei oppure l’avvocato/a si rechino al tribunale a verificare tale data.
Per la difesa delle persone che si trovano in questa situazione diventa
fondamentale valutare l’opportunità di un picchetto anti-sfratto.

  • L’esecuzione dello sfratto

Perché uno sfratto sia valido, dev’essere presente l’ufficiale giudiziario, il proprietario o un suo rappresentante (tipicamente l’avvocato), un medico in caso di presenza di malati o invalidi, un veterinario in caso di animali. Quasi sempre vengono eseguiti sfratti in cui tutte queste regole non vengono rispettate. Purtroppo, però, una volta che lo sfratto è stato eseguito, il massimo che lo sfrattato può ottenere in caso di irregolarità dello sfratto è un risarcimento. Nulla, quindi, gli permetterà di rientrare legalmente dentro casa, anche nei rari casi in cui un tribunale riconosca l’irregolarità dello sfratto.
Una volta eseguito lo sfratto, un fabbro cambia la serratura, ed l’inquilino può (previa accordo col proprietario) andare entro un certo tempo a prendere le proprie cose. Un eventuale rientro dentro casa diventa un atto di rilevanza penale.
L’ufficiale giudiziario rilascia un documento che attesta l’avvenuto rilascio dell’immobile (V.I.P.) utile ad esempio nel presentare la domanda per le case popolari.

  • Il picchetto anti-sfratto

Per permettere alle persone che hanno uno sfratto esecutivo in corso di restare nella casa in cui abitano, lo strumento fondamentale è il picchetto antisfratto.
L’organizzazione di un picchetto anti-sfratto dovrebbe essere preceduta dalla considerazione di alcuni fattori pro e contro. Ne elenchiamo alcuni a titolo di esempio:
– Pro:
• La persona sotto sfratto vuole intraprendere la strada della lotta;
• I/le compagni/e intravedono la possibilità di organizzare un comitato
(territoriale o meno) o comunque la possibilità di aprire una vertenza. Il
picchetto è uno strumento molto utile perché è riproducibile, risolve un
bisogno immediato (quello di restare dentro casa), e rende subito chiari i
meccanismi della lotta auto-organizzata (banalizzando: se vuoi 40
persone a picchettare casa tua, dovrai farti altri 40 picchetti);
• Si vuole condurre una campagna sugli sfratti: il picchetto può essere un
importantissimo momento di visibilità.
– Contro
• Eventuale impossibilità tecnica di organizzare un picchetto con forze
congrue (picchetti di poche persone espongono i compagni al rischio di
denunce senza tutelare l’inquilino/a, si rischia di ritrovarsi con uno sfratto
eseguito e in più ulteriori denunce sul groppone);
• Il fatto che con un picchetto in sé il massimo che si può ottenere è una
proroga di qualche mese.

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2.Occupanti senza titolo
Un caso frequente, in molti quartieri di Roma, è quello degli occupanti senza
titolo.
Si tratta di persone che occupano case senza avere alcun tipo di contratto,
nemmeno verbale o al nero. Di solito si tratta di case di proprietà di enti
pubblici o case popolari. Può capitare che si tratti di case di proprietà privata.
Uno sportello di lotta non dovrebbe difendere chi occupa case popolari o ERP,
se non altro per motivi di opportunità politica.
Tecnicamente anche chi abita nelle “nostre” occupazioni è un occupante
senza titolo. Noi, per semplicità intendiamo con questo termine occupanti di
singole abitazioni.
Gli/le occupanti senza titolo possono essere entrati in vari modi
nell’abitazione, ad esempio rompendo la porta, subentrando ad un inquilino
regolare, subentrando ad un precedente occupante, e spesso pagando una
buonuscita.
Nel caso di occupanti senza titolo non è corretto parlare di sfratto, anche se
spesso lo si fa. Nel loro caso si tratta di uno sgombero.
Nelle prime 48 ore dopo che l’abitazione è stata occupata, può essere
effettuato lo sgombero di polizia. Trascorse le 48 ore lo sgombero deve seguire
una procedura simile a quella dello sfratto, anche se con ancora meno garanzie
e possibilità di difesa per l’inquilino/a.
Anche qui, comunque, viene seguito l’iter citazione – procedimento –
sentenza – sfratto esecutivo. Valgono quindi considerazioni molto simili a
quelle fatte per lo sfratto.
In più, la sentenza quasi sempre prevede un risarcimento dei danni arrecati
alla proprietà.
Se l’occupante è entrato rompendo la porta, ci può essere anche una causa
penale, indipendente da quella per lo sgombero.

  • Indennità d’occupazione

Spesso molti occupanti pagano comunque un importo all’ente proprietario,
che in genere viene da questo accettato a titolo di “indennità d’occupazione”.
Tale indennità viene detratta dall’importo dei danni dovuti dall’occupante alla
proprietà.
In qualche caso, ovviamente con l’aiuto di avvocati, alcuni occupanti sono
riusciti a dimostrare che l’ente riscuoteva tale importo a titolo di affitto, e
questo ha implicato il riconoscimento degli stessi diritti degli inquilini regolari.

  • Sanatorie

E’ importante sapere se l’ente proprietario abbia effettuato sanatorie. In
questo caso, se l’occupante riesce a dimostrare di avere i requisiti per la
sanatoria (ad esempio essere entrato/a prima di una certa data) può fare la
domanda anche con lo sfratto (o meglio sgombero) in corso. Purtroppo, non c’è
una regola generale per le sanatorie. In linea di massima gli enti permettono a
tutti coloro che abbiano occupato prima di una certa data, senza commettere
effrazione (cioè senza rompere la porta) di diventare inquilini regolari, non
prima di aver pagato tutta l’indennità d’occupazione.
Anche nel caso di occupanti senza titolo è utile l’intervento dell’avvocato, che
come minimo, se il procedimento è ancora in corso, può riuscire a ritardare la
sentenza. Spesso è indispensabile per districarsi nella giungla di situazioni
fatte di subentri, indennità d’occupazione, oneri accessori e così via.

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3.Contratti a nero
Spesso si presentano persone che pagano affitti in nero, e che sono convinte
di doversene andare di casa. In questi casi, non essendoci alcun contratto, non
ci può essere nessuno sfratto. Sarebbe molto utile per l’inquilino/a avere delle
ricevute dei pagamenti, oppure effettuarle mediante assegno o bonifico, così
da poterle documentare. Sfortunatamente non accade quasi mai.
Legalmente l’unica cosa che in teoria il padrone di casa potrebbe fare è
denunciare l’inquilino/a per occupazione abusiva. D’altro canto l’inquilino
potrebbe smettere di pagare qualunque affitto.
Paradossalmente questi casi sono quelli su cui è più difficile intervenire,
perché diventano preponderanti i rapporti personali (buoni o cattivi che siano)
tra inquilino/a e proprietario.

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4.Domande frequenti
D: Ma non avevano sospeso gli sfratti? L’ha detto il telegiornale…
R: Spesso il governo (o il prefetto o altre autorità) vara un decreto di proroga
generalizzata degli sfratti. A tale provvedimento viene dato grande risalto sui
mezzi di comunicazione. Purtroppo però spesso si omette di specificare che tale
provvedimento riguarda solo alcune categorie di persone (le cosiddette
“categorie protette”) quali anziani, disabili, invalidi, famiglie a reddito molto
basso. Se la persona in questione non rientra in una di queste categorie, il
provvedimento non la tocca, e il procedimento va avanti come se nulla fosse.
Anche gli occupanti senza titolo sono esclusi da questo provvedimento.
D: E che fanno mi sbattono per strada?
R: Ahimè lo fanno… Nessuna legge obbliga il proprietario, o lo stato o
chicchessia a trovare una soluzione abitativa per chi viene sfrattato/a. L’unico
modo per difendersi è la lotta.
D: Il proprietario mi ha detto che me ne devo andare. Che faccio?
R: Lo sfratto “a voce” non esiste. Qualunque proprietario deve avere una
sentenza del tribunale in mano prima di poter mandar via l’inquilino, anche se
il contratto è a nero e addirittura anche se si tratta di un occupante senza
titolo. L’unica cosa da fare è rivolgersi ad un avvocato ed aspettare la citazione
in tribunale.
D: Il proprietario mi ha fatto un contratto per una certa somma, ma
poi mia ha chiesto di più. La differenza la vuole in nero.
R: Non bisogna pagare una lira in più di quanto c’è scritto sul contratto. Chi
paga più del dovuto va invitato a smettere immediatamente. Qualora si sia
costretti a pagare somme in nero sarebbe opportuno riuscire a farlo tramite
assegno o bonifico, in modo da avere una certificazione del pagamento.
D: Sono un occupante senza titolo di una casa di un ente. Mi
conviene pagare o no l’indennità d’occupazione?
R: L’indennità d’occupazione di per sé non da’ alcun titolo in più, a meno che
non si riesca a dimostrare che l’ente la riscuote come affitto. D’altro canto tutti
i soldi dovuti all’ente, e non versati come indennità d’occupazione verranno
richiesti (con gli interessi) al momento di entrare in una eventuale sanatoria.
D: Ho un contratto regolare, ma non ce la faccio più a pagarlo. Che
faccio?
R: Interpella l’avvocato per vedere se il tuo padrone è inadempiente sotto
qualche aspetto. In caso contrario, se smetti di pagare andrai incontro ad una
pratica di sfratto per morosità, che comunque durerà come minimo qualche
mese. Nel frattempo potrai cercare un’altra soluzione, oppure decidere di
partecipare alla lotta per la casa. In quest’ultimo caso quando lo sfratto
diventerà esecutivo potrai essere difeso/a dai tuoi compagni e compagne di
lotta mediante un picchetto anti-sfratto.
D: Il mio caso è ormai disperato. Che devo fare?
R: Iscriversi alle liste d’occupazione.

 

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Atac non ti pago

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Indomita genova, le lacrime di luglio!

Venerdì 13 Luglio 2012: a 10 manifestanti ancora sotto processo la
Corte di Cassazione ha confermato il reato di “devastazione e
saccheggio”, tragica eredità del fascista Codice Rocco.

Per 2 di queste persone, ad 11 anni di distanza dai fatti
contestati, si sono aperte le porte del carcere.

Il reato di “devastazione e saccheggio” prevede una pena tra gli 8 e
i 15 anni.
Questo vuol dire che danneggiare degli immobili viene ritenuto di una
gravità quasi alla stregua di un omicidio preterintenzionale.
E’ come se dare un calcio alla vetrina di una banca equivalesse ad
uccidere una persona.

Non solo in questi giorni , ma sempre vivo nei nostri ricordi
e nei nostri gesti quotidiani è il pensiero di Carlo!

Un grido di rabbia si aggiunge per Alberto e per tutt*
coloro che scontano con il carcere l’impegno che hanno
messo nelle lotte contro le ingiustizie.

E infine un saluto ai due compagni, condannati a 13 e 15 anni di galera,
che non si sono fatti prendere! Fate buon viaggio!

http://www.youtube.com/watch?v=SlF5qAR9d-k

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Cronaca in diretta dai boschi di Chiomonte

Piu’ di cinquencento no tav questa sera hanno raggiunto in due momenti la val Clarea radunandosi attorno alla baita ora recintata. Da lì si sono poi mossi in vari gruppi percorrendo i sentieri che costeggiano le recinzioni del cantiere. Cantiere oramai enorme che già da subito ha dimostrato le sue debolezze, difficoltoso da difendere per chi oggi vuole iniziare i lavori del tunnel geognostico. In almeno tre punti sono state tagliate in modo considerevole le recinzioni. Immediata la risposta con idranti e gas lacrimegeni che non hanno però interrotto la pressione. Danneggiate anche due torri faro e numerose protezioni di cantiere.  Dopo due ore di tagli e resistenza il movimento ha poi ripreso la via di Chiomonte e Giaglione.  L’iniziativa, senza euforia fuoriluogo,  è da considerarsi riuscita, nata domenica sera in una assemblea popolare nell’ottica di continuare il boicottaggio attivo del cantiere, continuando il programma di iniziative apertosi con gli studenti no tav e che proseguirà tutta l’estate, luglio, agosto e settembre.  Sbraiteranno di nuovo i soliti sindacati di polizia, il noioso Esposito e il solito codazzo di giornalisti ruffiani, a loro diciamo di rassegnarsi, la lotta ha i suoi tempi e a rotazione la valle e i suoi comitati segneranno la loro presenza a Chiomonte, a Giaglione, a Venaus  e ovunque sarà necessario. Allo stesso modo si continuerà nella pressione alle ditte con le campagne aperte nei mesi passati. Nonostante i compagni in carcere, gli arresti domiciliari e le inchieste il movimento non ha paura, anzi, rilancia l’iniziativa e si rafforza.

Per l’articolo completo con foto e video visita Infoaut

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Bloccate le obliteratrici a San Paolo

OGGI OFFRE ATAC

malagestione e appalti pilotati, assunzioni di amici cugini cani e
gatti, contratti precari e condizioni di lavoro insostenibili, tagli
alle linee e servizi scadenti, aumento del prezzo del biglietto e
dell'abbonamento!

Alemanno sai che c'è? Non saremo noi a pagare questa crisi!

Ci riprendiamo tutto...a partire da San Paolo!

Laboratorio Aion
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Snodo di Inform_Azione sull’abitare

Ciao, siamo lo Snodo di Infrom_Azione sull’abitare, risolviamo problemi.

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Solidarietà ai compagni di Roma Nord

Un nuovo spazio è stato aperto nella metropoli romana, una nuova crepa si apre in questa città.
La riappropriazione diretta di una casa o di uno spazio per il soddisfacimento dei propri bisogni e per la realizzazione dei propri desideri è il mezzo efficace per continuare a lottare nella nostra città e cercare di sottrarsi alla sempre più fitta maglia di controllo urbana.
Occupare è diventato sempre più difficile, come è difficile che uno spazio liberato risulti veramente tale e chiunque si senta libero di attraversarlo realizzando parte di sè in quel luogo.
In questo i compagni di quel quadrante metropolitano sono stati capaci di tenere aperti spazi di confronto, condivisione e vita in comune.
C’è un bel movimento a roma nord, agli occupanti e ai compagni il nostro appoggio e sostegno.
Passiamo a trovarvi presto in via di Valcannuta 124

Laboratorio Aion

 

Aggiornamenti da Roma Nord:

Il gruppo di precari e precarie, studenti e studentesse, giovani
coppie e famiglie che ha occupato lo stabile in via valcannuta 124
ha deciso di lasciarlo dopo una giornata di segnalazione. Gli
occupanti hanno concluso questa esperienza poiché lo stabile non
corrispondeva ai bisogni e alle esigenze degli stessi.

Con via valcannuta 124 è stato segnalato uno dei tanti spazi vuoti
presenti a Roma, città in cui le richieste di casa popolare sono più
 di 42000, gli sfratti aumentano vertiginosamente, gli affitti e i
mutui sono sempre più insostenibili.

Abbiamo fatto rivivere un luogo lasciato all’abbandono e al degrado
da anni per rispondere al problema dell’emergenza abitativa.

Consapevoli che la modalità che ci permette di avere una casa e di
costruirci un futuro è quella di riappropriarci di spazi e socialità
che ci vengono sottratti, non è davanti a questo che ci fermeremo.

Casa per tutti e tutte




















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Il teorema della Procura contro i notav non si ferma, neanche dopo un anno

Mentre siamo giunti quasi ad un anno dallo sgombero della Maddalena e dal 3 luglio, il teorema giudiziario della procura della Republica di Torino, guidata da Gian Carlo Caselli non si ferma, e scattano nuoe misure cautelari. Luca, 20 di Vaie, valsusino e Elena, 25 anni di Bologna sono stati colpiti da provvedimenti di arresto e privazione della libertà,  nello specifico Luca ha l’obbligo di dimora, mentre Elena è agli arresti domicialiari.

Dopo un anno, continuiamo a scoprire il “metodo” giudiziario contro i notav, colpevoli di non arrendersi, nemmeno oggi. Il 6 luglio si aprirà il processo ai notav arrestati il 26 gennaio scorso, dove a tempo di record, saranno in tribunale con udienze già calendarizzate, con una celerità ed un efficienza giudiziaria che fa pensare…perchè se si fosse andati oltre, sarebbero scaduti di per sè i termini della carcerazione preventiva.

Non ci lamentiamo sia ben chiaro, non siamo abituati e contro quello che riteniamo ingiusto, lottiamo con passione, ma non venoteci a fare discorsi sulla giustizia…

Libertà per tutt/i i notav!

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Aion Lab – Esci dalla tana!

Il laboratorio Aion esce dalla tana e fa la sua apparizione in città… e lascia il segno!

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Devo avere una Casa per andare in giro per il Mondo!

Con il laboratorio Aion vorremmo organizzarci per fronteggiare l’emergenza abitativa nei quartieri trasformati dalla presenza dell’università di Roma Tre. Crediamo che “prendere casa” senza dover pagare affitti astronomici in quartieri addormentati dalla speculazione e del business del consumo studentesco, sia un diritto fondamentale e il primo passo per riprenderci parte di quel redditto che ci viene continuamente sottratto. Denunciare collettivamente
l’affitto in nero, immaginare forme dell’abitare diverse da quelle imposte e ragionare sul tema della casa dentro il problema più grande della precarietà di vita, sono le sfide che ci siamo posti nei mesi in cui abbiamo pensato il laboratorio.
Laboratorio che il 21 maggio presentiamo agli studenti e alle
studentesse, alla città, a tutti e tutte quelli/e che vorranno iniziare a costruire l’abitare possibile con noi.

Riprendiamoci tutto, la casa soprattutto!

Aion Lab

 

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Sgomberato La Rimaia a Barcellona

La mattina del 9 maggio, a pochi giorni dalle date di mobilitazione transnazionale del 12M e 15M, veniamo a sapere che è in atto lo sgombero della Università Lliure La Rimaia di Barcellona. Un esperienza nata 3 anni fa dall’occupazione del Rettorato nel pieno del movimento studentesco contro il Bologna Process, che ha deciso di portare la sua forza nel territorio riappropriandosi di un palazzo abbandonato nel quartiere di St. Antoni.

Le ragazze e i ragazzi della Rimaia li abbiamo ospistati a Lettere qualche mese fa per un iniziativa sul Movimiento 15M (Movimento de las y los Indignad@s) e ci hanno aiutato a capire ancora di più quanto oggi sia importante ripartire dalla cooperazione sociale. Siamo stati a trovarli a Barcellona in occasione della Huelga General del 29M e abbiamo visto con i nostri occhi come nell’Europa delle banche e della pace sociale è ancora possibile uno sciopero generale imponente e determinato.
Riportiamo di seguito il loro comunicato ufficiale

UN DESALLOTJAMENT= MIL OKUPACIONS!

Des de les 6:45h del matí dues unitats de la Brigada Mòbil dels mossos d’esquadra (catorze furgonetes) estan desallotjant l’edifici de la Universitat Lliure La Rimaia, a la ronda de Sant Pau 12, a Barcelona. Els agents han entrat amb escales pels balcons i han reventat la porta de l’edifici davant la sorpresa de la gent que hi viu, ja que el jutjat d’instrucció 22 de Barcelona va ordenar l’arxiu de la causa penal ara fa dos anys entenent que es tractava d’un edifici abandonat des de fa dues dècades i, per tant, no s’estava cometent cap il·lícit penal contra la promotora immobiliària Camat, titular de la finca.

Els Mossos han tallat els accessos a l’edifici i desenes de persones es concentren al límit del cordó policial en solidaritat amb el projecte social. Cal recordar que La Rimaia compta amb el suport de nombroses entitats del barri i que la mateixa Federació d’Associacions de Veïns i Veïnes de Barcelona va defensar el projecte i les activitats socials que s’hi desenvolupen. Fonts oficials de la policia catalana han informat que es tracta d’un desallotjament per ordre judicial però no han aclarit quin jutge ha signat l’ordre. Els agents tampoc han mostrat l’ordre en cap moment a les persones que es troben dins de l’edifici.

La policia impedeix que les integrants de La Rimaia retingudes dins de l’edifici utilitzin el seu telèfon mòbil. La gent concentrada a l’exterior en aquests moments ha tallat el trànsit de la ronda de Sant Pau. Hibai Arbide, advocat en representació del centre social, ha intentat dialogar amb els agents actuants, però la resposta ha estat: “si vostè és advocat ja sap qui mana aquí”. El lletrat, indignat, ha manifestat que “qualsevol similitud del que està passant amb un Estat democràtic i de dret és pura coincidència”. Cap a les 8h del matí un nombrós grup d’antiavalots ha iniciat l’encapsulament d’una trentena de manifestants solidaris que es concentraven al carrer. El retenció policial s’ha perllongat durant dues hores. La tensió ha pujat de to i els agents identifiquen una per una a la gent retinguda davant de l’edifici. A dins de La Rimaia hi havia 14 persones quan ha arribat la policia, totes ja han estat identificades.

Una actuació judicial del tot irregular

A mig matí s’ha sabut que l’ordre judicial s’ha aconseguit mitjançant un engany. L’ordre ha estat signada pel jutjat d’instrucció 27 de Barcelona, però en aquest procediment es feia referència a uns ocupants que eren a la finca durant l’any 2009 i que la van abandonar voluntàriament davant del requeriment judicial el mes de maig de 2010. Aquell procés va quedar tancat i la promotora Camat va recuperar la possessió de la finca, malgrat continuar amb l’estat d’abandonament. Va ser a finals d’agost d’aquell any 2010 quan la Universitat Lliure La Rimaia va okupar l’edifici de nou i el jutjat d’instrucció 22 va inadmetre la denúncia de la promotora Camat respecte aquesta nova acció entenent que la usurpació d’edificis abandonats no és un delicte. Ara, els Mossos han utilitzat l’antic procediment del jutjat d’instrucció 27 que fa referència a unes persones i uns fets que no tenen cap relació amb La Rimaia per tal d’efectuar el desallotjament d’aquest projecte social. Per tot això, des de l’assemblea del centre social s’ha convocat una concentració a les portes de l’edifici i una manifestació a les 20h als Tres Tombs, a la confluència de la Ronda de Sant Pau i la Ronda de Sant Antoni.

Història d’un centre social emblemàtic

El projecte Universitat Lliure La Rimaia va nèixer ara fa tres anys, després de les càrregues contra els estudiants que s’oposaven al pla Bolonya. La seva primera seu va ser al carrer Casanova, i posteriorment van ocupar un gran edifici situat a la Gran Via de les Corts Catalanes. Totes dues finques van ser desallotjades, però a l’actualitat segueixen sense cap mena d’ús. El mes d’agost de 2010 es va efectuar l’okupació de l’actual finca a la ronda de Sant Pau, que és titularitat d’una promotora immobiliària amb llargs litigis i conflictes amb l’ajuntament. L’edifici, on en un principi s’hi havien d’allotjar famílies d’alt poder adquisitiu s’ha mantingut del tot abandonat des de l’endemà de la seva contrucció als anys 90.

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