Circa un centinaio di solidali, giunti davanti le mura del CIE di Ponte Galeria, dal lato della sezione femminile, hanno dato vita ad un presidio per comunicare con le persone recluse, attraverso interventi, musica, fuochi d’artificio e grida di libertà. All’interno del campo d’internamento per migranti, da giorni alcune persone stanno portando avanti lo sciopero della fame e altre rifiutano di entrare in cella dormendo nel cortile esterno per protestare contro la reclusione, le condizioni di prigionia e le deportazioni forzate. La risposta «dall’altra parte della gabbia» (un muro e due recinti con filo spinato) è stata forte ed animata, incurante dell’ulteriore muro verso l’esterno che l’ingente spiegamento di forze dell’ordine tentava di innalzare, sintomo che nessuna protesta si sia placata nonostante le minacce. In due ore abbiamo sciolto le gelide e cementificate sbarre di quel non-luogo provando a ricreare calore umano, affinchè tutti e tutte coloro che ogni giorno lottano, dentro e fuori i recinti di Stato, non si sentano mai soli/e.
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